martedì 27 novembre 2018

La miniatura estense


Nel 1994 la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara patrocinò la pubblicazione di un saggio di Hermann Julius Hermann su La miniatura estense (ed. Panini), volto ad approfondire la magnificenza della produzione decorativa libraria presso la corte di Ferrara, certamente una delle più rappresentative del Rinascimento padano. Il volume è ovviamente uno scrigno di delizie, e sarebbe impossibile in questa sede riprodurre lo splendore delle illustrazioni. Chi lo volesse consultare personalmente può farlo presso la nostra sede, negli orari di apertura.
Intanto possiamo leggere qualche notizia insieme, quale anticipo di eventuali approfondimenti:
«Il più antico miniatore ferrarese, di cui si conosce l'esistenza, è Giovanni Alighieri, un carmelitano del monastero di S. Paolo a Ferrara. Secondo Baruffaldi aveva decorato con vivaci figurine un codice di Virgilio trascritto da Ugolino de Lentio. Il manoscritto passò dalla biblioteca dei carmelitani di S. Paolo a Ferrara in proprietà del conte Alfonso Alvarotti di Padova e più tardi, presumibilmente, nella biblioteca del Seminario di Padova, dove il codice deve essere andato smarrito.
[...]
Il manoscritto era interessante anche per una nota posteriore da cui risultava che nel 1242 un certo pittore Gelasio di Niccolò de la Masnà de Sancto Giorgio, che aveva imparato a dipingere a Venezia presso Theophanes di Costantinopoli, aveva dipinto per Azzo Novello d'Este e per il vescovo di Ferrara Filippo Fontana. L'autenticità di tale notizia è stata giustamente messa in dubbio sia da Frizzi, sia da Tiraboschi. Essendo il codice attualmente scomparso non possiamo avere nessuna idea precisa sul più antico documento della miniatura ferrarese, nè possiamo verificare se Giovanni Alighieri appartenesse alla stessa famiglia del grande omonimo fiorentino o fosse un maestro veronese».
-segue-

venerdì 23 novembre 2018

Moralia in Job di san Gregorio Magno


Per dono di don Enrico Peverada, già direttore dell'Archivio Storico Diocesano, entrano a far parte della collezione di libri antichi della Biblioteca i tre preziosi volumi di Moralia di san Gregorio Magno, pubblicati a Verona per i tipi di Marco Morone nel 1852. L'edizione reca il sottotitolo Volgarizzati nel secolo XIV da Zanobi da Strata protonotario apostolico, Alla sua vera lezione ridotti e al più agevole studio meglio ordinati da Bartolomeo Sorio P.D.O. di Verona. Edizione divisa in tre tomi.


Zanobi da Strada fu precettore a Firenze poi a Napoli, presso la corte angioina; archivista presso l'abbazia di Montecassino seguì il pontefice ad Avignone dove morì di peste nel 1361, poco prima di aver terminato la sua traduzione dei Moralia. L'edizione veronese si avvale poi della rifinitura di Bartolomeo Sorio, sacerdote e letterato veronese.

È possibile ammirare i tre volumi in biblioteca, alle norme di regolamento.

martedì 20 novembre 2018

Beatrice d'Este 1475-1497


"Beatrice d'Este andò sposa a Ludovico Sforza nel 1491 e morì nel 1497. Nei sei anni della sua presenza a Milano fu compagna solidale con i progetti che il Moro perseguiva e che portarono alla legittimazione del suo potere da parte dell'Impero. Amante del lusso, della caccia, del gioco, volitiva e ambiziosa, fu al centro della vita della corte milanese nel momento del suo massimo splendore".
-dalla quarta di copertina-

Nel 2008 per le Edizioni ETS uscì un pregevolissimo volume che dava conto della giornata di studi  su Beatrice d'Este tenutasi nel 1997 presso l'Università di Pavia, per l'occasione del quinto centenario dalla morte. Al tempo non fu evidentemente possibile la pubblicazione degli atti, cosicchè  se ne fece carico dieci anni dopo Luisa Giordano, coordinatrice del convegno assieme a Renata Crotti. Ne uscì un volume tematico composto dalle relazioni di chi aveva partecipato direttamente, ma aperto a nuovi contributi che si erano nel frattempo andati sviluppando.

Leggiamo una interessante nota di costume dalla relazione di Alessandra Ferrari (p. 46):
"Da un altro personaggio caro alla corte estense, Bernardino Prosperi, apprendiamo che grazie alla sua fantasia senza pari e alle immense ricchezze di cui poteva disporre, Beatrice conservava nel solo castello di Vigevano ottantaquattro abiti, di modo che il suo guardaroba, come ebbe a commentare durante una visita la madre Eleonora, sembrava «una sacristia apparata di piviali».
Tutto questo sfarzo non appagava soltanto i gusti e le inclinazioni di Beatrice, ma nella mente di Ludovico il Moro aveva anche una chiara funzione pubblica, quale espressione della sua potenza e della ricchezza della casata sforzesca".

L'intero volume è consultabile presso la Biblioteca; non è accessibile al prestito esterno.

giovedì 15 novembre 2018

Il Duca Borso d'Este e la politica delle immagini nella Ferrara del Quattrocento


Nel 2007 per le Edizioni Cartografica uscì un prezioso saggio di Micaela Torboli, sul governo di Borso d'Este. Ne riportiamo alcuni passi dall'Introduzione, chi volesse approfondire può consultarlo in biblioteca.

«Borso d'Este, marchese e duca, signore di Ferrara dal 1450 al 1471, non gode del favore degli storici d'oggi. Schiacciato dal confronto con il suo predecessore, l'elegante, colto, raffinato Leonello, e perdente nell'opinione degli studiosi rispetto a colui che gli successe, il fratellastro Ercole I - personaggio giustamente ritenuto di alto profilo - Borso è spesso presentato nei numerosi volumi in cui ci si occupa di lui in modo tale da sottolineare soprattutto i presunti aspetti ritenuti negativi del suo essere e del suo operato. Borso era, secondo questa tendenza critica, di fatto prevalente, vanesio fino all'eccesso, amante dell'adulazione al punto di circondarsi di rado di intellettuali di valore preferendo mediocri pennivendoli disposti a comporre lodi sperticate in suo onore dietro lauti compensi, rozzo ed incolto, tanto da non conoscere il latino. Dietro una facciata amabile avrebbe nascosto una feroce volontà di emergere, accoppiata ad una notevole scaltrezza nutrita dalla sua tendenza all'ambiguità, che avrebbe toccato anche il comportamento sessuale. Ovviamente ci sono dei però. Intanto cito Gundersheimer: "Di certo egli era immensamente popolare. Gli studiosi che hanno trovato la sua cultura scarsa, i suoi gusti convenzionali, il suo governo severo, i suoi giudizi vendicativi e il suo amore di far mostra di sè volgare hanno avuto difficoltà a rassegnarsi a questo fatto assolutamente ovvio", ovvio forse finchè Borso non sarà davvero valutato secondo la mentalità del suo tempo, lasciando da parte considerazioni che non si attagliano adeguatamente alla cultura in cui visse.


Queste critiche serrate a Borso infatti sono quasi tutte di natura moderna, perchè per i ferraresi suoi contemporanei (e per molti secoli a venire, prima di cominciare ad avere una "cattiva stampa") Borso fu un modello inarrivabile di signore perfetto, di gran lunga il più elogiato degli Estensi, e poi rimpianto con fervore, a livello popolare fino ai giorni nostri, e non è raro trovare qualche anziano il quale, deprecando la pochezza dell'oggi, come i suoi antenati afferma con un sospiro "Non è più il tempo del duca Borso!". Pensiamo soltanto al ritratto che di Borso ci tramandano testi non destinati alla conoscenza pubblica, come le Croniche di Ugo Caleffini, dove si legge di Borso appena deceduto che egli era stato "dio della pace, refugio di miseri et socorso di poveri... dio de la liberalitade et dio di poveri huomini... parea in Ferrara che ad ogni persona fosse morto patre et matre". Un formidabile elenco di tutto quanto d'importante e grandioso era stato fatto per la capitale e per i sudditi nei vent'anni di dominio di Borso si trova nel celebre Diario ferrarese, dove il duca viene ancora una volta definito come una divinità in terra»

lunedì 12 novembre 2018

L'alfabeto ebraico, protoplasma del creato


Mercoledi 14 novembre alle ore 17,30 presso la libreria Sognalibro, via Saraceno 43 a Ferrara, avrà luogo un incontro di approfondimento a cura di Rav Luciano Meir Caro, Rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara, dal titolo L'alfabeto ebraico protoplasma del creato.
L'ebraico è l'idioma in cui è scritta la Bibbia ed è considerato una lingua sacra. Le lettere ebraiche sono lo strumento adoperato dall'Eterno per creare l'universo e sono depositarie della potenza divina.

Mercoledi 21 novembre sempre alle ore 17,30 si svolgerà un secondo incontro, durante il quale il Rabbino ci parlerà del Midrash: una lettura originale del testo biblico, una sollecitazione ricca di significati inaspettati e di punti di riflessione.

venerdì 9 novembre 2018

Anastasiya Petryshak a Ferrara

(foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell'artista)

Al Teatro Nuovo di Ferrara domenica 10 p.v. si svolgerà il concerto-evento di Anastasiya Petryshak, giovanissima violinista ucraina naturalizzata italiana considerata tra le più grandi virtuose attualmente in attività. L'artista che recentemente si è esibita a New York, Dublino e Londra al fianco di Andrea Bocelli, sarà accompagnata dall'ensemble "The Strings", composto da 18 musicisti provenienti da 15 diverse nazionalità e risultati i migliori corsisti alla prestigiosa Università delle Arti di Zurigo (ZHdk). Organizzatore dell'evento, don Franco Rogato assistente diocesano alla pastorale giovanile. L'ingresso è gratuito.



martedì 6 novembre 2018

Ferrara navigabile nella Cronaca di Riccobaldo


In anni recenti si è parlato ripetutamente del progetto dell'idrovia ferrarese. Significherebbe il recupero di un'antica vocazione della città, attraversata nel Medioevo da più rami del Po, in maniera significativa soprattutto nella sua parte più antica, la zona della Ripa Grande e del Polesine di Sant'Antonio (l'omonimo monastero insisteva su una vera e propria isola, poi congiunta al resto della città in seguito all'interramento del ramo di Volano, cui contribuì significativamente l'intervento voluto da Niccolò III nel 1401).
Sull'argomento disponiamo di un prezioso contributo di Stella Patitucci Uggeri, uscito nella collana Atti e Memorie della Deputazione Ferrarese di Storia Patria, Serie terza n. 30 del 1984.
Ne leggiamo un breve passo tratto dall'Introduzione:
«Ferrara rappresentò fino alla metà del secolo XII il nodo principale dei traffici idroviari della bassa pianura padana. Ma anche dopo lo sconvolgimento idrografico apportato dalla rotta di Ficarolo la sua importanza restò notevole, anche se la principale diramazione del corso del Po si era venuta ad arretrare di una quindicina di miglia dal sito della città, pur ricadendo sempre dentro il suo territorio.
All'alba del secolo XIV Ferrara appare ancora il centro della rete idroviaria della pianura padana orientale nel quadro tracciato da Riccobaldo nella cosidddetta Chronica parva ferrariensis, anche se vi è palese il rammarico per un mutato assetto politico, che non consente più la libera circolazione delle merci e il completo sfruttamento di quel complesso ed organico sistema di fiumi e di canali ancora in piena efficienza.
Riccobaldo rievoca con accorata nostalgia nella parte storica i floridi commerci, che avevano reso prospera la sua città nel buon tempo antico e che avevano perciò acceso l'invidia e la cupidigia di Venezia...».
L'intero contributo è consultabile, fotocopiabile o scansionabile presso la Biblioteca negli orari di apertura e alle norme di regolamento.

Aspettando il Giubileo

In occasione del prossimo anno giubilare 2025 sarà possibile raggiungere il centro della cristianità grazie all'iniziativa messa in ca...