mercoledì 24 ottobre 2018

Insediamenti eremitici nella Ferrara medievale

(la foto è tratta dal sito Ferrara nascosta che ringraziamo)

«Negli anni dell'affermazione "prematura" della signoria estense nel 1240, quando Azzo VII non è ancora ufficialmente il dominus civitatis, l'eremitismo conventualizzato cittadino mette in moto un processo che coinvolgerà tutte le vecchie e nuove convivenze agostiniane non strettamente regolari in nesso di reciproca interdipendenza, e ciò partirà proprio dalla corte, con Beatrice figlia di Azzo VII.
Dal 1254 al 1257 in particolare le eremite di Beatrice, presto trasformate in benedettine sui generis, passeranno da Santo Stefano della Rotta a Sant'Antonio in Polesine, forse precedentemente agostiniano giambonita e appartenente alla nuova congregazione unitaria agostiniana dal 1256. Di qui gli eremitani agostiniani unificati si trasferiscono al vescovile e capitolare S. Andrea.
Nella zona di Sant'Andrea e nelle vicine di Santa Maria in Vado, San Tommaso, San Vitale rinveniremo ben presto e li riscontreremo fino almeno alla metà del '400 numerosi centri eremitici autonomi e più tardi il nucleo più rilevante delle case per le pinzochere che va a raggrupparsi - loro di estrazione francescana - attorno alle dimore delle oblate e degli oblati agostiniani.
[...]
Il 27 marzo 1254, a santo Stefano della Rotta presso Ferrara Beatrice d'Este, figlia del marchese Azzo VII, insieme a Meleninda da Padova compie la professione religiosa davanti al vescovo Giovanni Quirini, secondo quella regola che al papa fosse piaciuto disporre: subito dopo nel medesimo atto il presule concede loro la chiesa e il luogo della professione, con il benestare del capitolo, compresi tutti i diritti pertinenti a detta chiesa, con facoltà di costruirne altra assieme ad un nuovo claustro. Le suore non contribuiranno al vescovado altro che il censo di una libra di cera all'anno»
A. Samaritani, Conventualizzazioni di eremiti e di pinzocchere a Ferrara tra Medioevo e Umanesimo (metà sec. 13.-metà sec. 15.), estratto da: «Analecta Tertii Ordinis Regulari Sancti Francisci», n. 135, anno 15. (1982).

Il convento di Santo Stefano della Rotta insisteva su un'isola detta di san Lazzaro a motivo della chiesa e del lebbrosario, usato in seguito per ogni tipo di epidemie. L'isola si trovava sul braccio del Po di Volano, ad est della città, nel canale Diversivo tra Quacchio e l'attuale Focomorto.


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