Per chi volesse tentare un approccio anche minimale alle correnti della mistica femminile, imprescindibile è la conoscenza del movimento beghinale, fiorito principalmente - ma non solo - nelle Fiandre attorno alla fine del XII secolo. Ne abbiamo già fatto cenno qui. Segnaliamo oggi il bel libro di Silvana Panciera, Le beghine. Una storia di donne per la libertà, ed. Il Segno dei Gabrielli, Verona 2011 che si avvale della preziosa prefazione di Marco Vannini. Il libro dedica il capitolo 5 ad una "galleria di ritratti", forzatamente cursoria, ma molto utile per conoscere le prime protagoniste di questa pratica di vita.
Leggiamo insieme il ritratto di Hadewijch di Anversa:
«Storicamente resta un enigma. Di lei sappiamo per certo solo il nome, l'origine (il ducato di Brabante), il periodo storico (visse nella prima metà del XIII secolo) e il titolo di beata cui accenna Jan de Leeuwen, cuoco di Ruysbroeck, parlando della sua fama. La sua vasta cultura, l'elevatezza del suo stile e l'uso di immagini cavalleresche autorizzano a supporre la sua origine patrizia, aristocratica. Si presume che abbia frequentato una scuola di arti liberali e che abbia coltivato una notevole educazione teologica. Conosce il latino, come attestano le sue citazioni delle Scritture, e il francese. La sua teologia mistica anticipa di mezzo secolo la teologizzazione "esemplarista" eckhartiana, ("noi ritorniamo da dove veniamo e dobbiamo divenire quaggiù ciò che siamo nell'Essenza"), immersa però grazie a lei nell'aura della mistica nuziale. Legge sicuramente sant'Agostino, san Bernardo e san Guglielmo di Saint-Thierry. [...]
Tra il 1220 e il 1240 compone 31 lettere, 45 poemi strofici e 16 a rima piatta. Le sue Visioni, le sue Lettere e i suoi Poemi mistici figurano non solo tra le più belle pagine della mistica medievale, ma anche tra le prime opere letterarie fiamminghe, tanto da essere studiate nelle scuole. I suoi scritti sono stati pubblicati per la prima volta tra il 1875 e il 1885».