lunedì 18 giugno 2018

Caterina Vegri e gli inizi del Corpus Domini

(immagine tratta dal blog Regio Diciotto)

Figlia di Giovanni (secondo alcuni Bartolomeo) gentiluomo ferrarese al servizio dei marchesi d'Este, e di Benvenuta Mammolini, nobildonna bolognese, Caterina Vegri nacque a Bologna l'8 settembre 1413. Trascorse a Bologna i primi anni della sua vita (nota 1); tra il 1420 e il 1423 si trasferì con la madre a Ferrara. Dopo qualche tempo lasciò la casa paterna per andare a vivere a corte quale compagna di Margherita d'Este figlia naturale di Niccolò III. Le date più probabili oscillano tra il 1422 e il 1424 (nota 2).
Il periodo trascorso alla corte estense, allora uno dei più vivaci centri di cultura umanistica, fu decisivo per la formazione di Caterina. Essa vi acquisì una buona conoscenza del latino; imparò inoltre a scrivere in bella grafia umanistica, a dipingere, a miniare i codici, a suonare la viola. Intorno al 1426, in concomitanza con le nozze di Margherita, lasciò la corte per unirsi ad un gruppo di pie donne costituitosi in Ferrara nel 1406 per iniziativa di Bernardina Sedazzari e diretto allora da Lucia Mascheroni (nota 3).
I primi anni di vita di questa comunità furono molto travagliati, ne parlano dettagliatamente Antonio Samaritani nel suo Profilo di storia della spiritualità, pietà e devozione e Teodosio Lombardi nel Profilo di Caterina Vegri, al cui riassunto mi riferisco: la comunità di Bernardina Sedazzari nacque nel luogo in cui tuttora si trova il convento delle clarisse. Ma dal 1406 al 1426 non ebbe alcun rapporto con la regola di santa Chiara. In data 1 giugno 1407 il vescovo di Ferrara Pietro Boiardi rilasciò alla Sedazzari una lettera in cui si concedevano 40 giorni di indulgenza a quanti avessero contribuito alla riuscita dell'opera. Un decreto del marchese Niccolò III d'Este del 1 giugno 1413 permise alla Sedazzari e alle sue compagne ancora improfesse e non astrette a vincoli canonicali di poter acquistare beni immobili e di stipulare regolari contratti entro il limite di 500 libbre marchesane. Il 31 maggio 1419 papa Martino V autorizzò il vescovo di Bologna Niccolò Albergati ad istituire nella casa della Sedazzari una comunità sotto la regola agostiniana. Il breve papale però non ebbe seguito: le consorelle non professarono né si sottomisero alla giurisdizione del vescovo di Ferrara. Il 2 aprile 1425 la Sedazzari lasciò erede di ogni cosa la discepola prediletta suor Lucia Mascheroni; morirà poco più avanti nella stesso anno. Sotto la guida esitante e inesperta di Lucia il fragile equilibrio della comunità deflagra, le incertezze sulla via da seguire diventano più appariscenti, forse inizia a serpeggiare qualche gelosia. Una parte si coalizza attorno alla figura di Ailisia di Baldo, ostinatamente determinata a far passare la linea agostiniana; Lucia Mascheroni viene espulsa dal primitivo oratorio per iniziativa dello stesso vescovo Pietro Boiardi, ne sarà reintegrata solo nel 1426 dal consiglio marchionale (nota 4). Dopo un breve periodo di apparente tregua il dissenso riprende vigore finché, fra il 1429 ed il 1430, Ailisia e alcune suore se ne escono per attuare altrove una fondazione di agostiniane; le restanti tra cui Caterina diedero origine, nell'anno 1431, ad un monastero di clarisse osservanti intitolato al Corpus Domini, secondo la denominazione assunta fin dall'inizio dalla sede del loro ritiro (nota 5). Va forse riferito a questo periodo quel "gradissimo dolore" di cui Caterina parla nelle Sette armi spirituali.
-continua-

nota 1, sembra accertato che attorno ai dieci anni Caterina abbia ascoltato una predica di san Bernardino da Siena a San Petronio. Potrebbe essere però un calco agiografico sull'episodio di Chiara di Assisi che circa alla stessa età ascoltò per la prima volta una quaresimale di san Francesco nella piazza di San Rufino.
nota 2, la studiosa inglese Kathleen Arthur obietta che Margherita "in quanto figlia illegittima di Niccolò non poteva avere damigelle personali. Inoltre Caterina e Margherita erano coetaneee ... Caterina fu più probabilmente damigella della marchesa Parisina Malatesta, arrivata nel 1418 come seconda sposa di Niccolò II d'Este a Ferrara".
nota 3, "Nella zona di Sant'Andrea e nelle vicine di Santa Maria in Vado, San Tommaso, San Vitale rinveniremo ben presto e lì riscontreremo sino almeno alla metà del '400 numerosi centri eremitici autonomi e più tardi il nucleo più rilevante delle case per le pinzocchere che va a raggrupparsi attorno alla dimora delle oblate e degli oblati agostiniani", A. Samaritani. E' questo il nucleo più antico della città, ancora interessato dal corso del Po, nonostante sia ormai diventato ramo minore. Santa Maria "in Vado", l'antichissima basilica teatro nel 1171 del miracolo eucaristico, significa precisamente "del Guado".
nota 4, la Mascheroni si era rivolta a Niccolò III in persona per rimarcare la validità delle sue ragioni.
nota 5, Chiesa e monastero di Sant'Agostino, perduti, sorgevano nella zona tra Santa Maria in Vado e il Corpus Domini. La Chiesa, consacrata il 12 marzo 1444 dal beato Giovanni da Tossignano, era impreziosita da un'Annunciazione del Bastianino, oggi alla Pinacoteca Nazionale.

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