lunedì 25 gennaio 2021

Il Dio visibile. Riflessioni su cristianesimo e misticismo, di Alan Watts

 

(immagine presa dal portale IBS, che ringraziamo)

Il filosofo inglese Alan Watts è conosciuto perlopiù per i suoi studi di filosofia orientale, sul buddhismo zen e sul tao soprattutto, ma per un tratto della sua non lunga biografia fu anche pastore episcopaliano, e nel 1947 pubblicò Behold the Spirit, giunto in Italia nel 1995 con il titolo Il Dio visibile, ed. Bompiani, traduzione di Andrea Di Gregorio.
Dalla Introduzione abbiamo tratto alcune brevi, interessanti riflessioni
«La verità che la religione, per essere di qualche utilità, debba essere mistica è sempre stata negata da una parte apparentemente ampia di persone, e tra di esse anche da alcuni teologi, che non sanno cosa sia il misticismo. Essi associano il misticismo alla trance estatica, alla vita solitaria dell'eremita, alle concezioni puramente negative di Dio, al mantenere la mente perfettamente vuota per ore e ore, a un modo di ragionare non rigoroso, al panteismo, al disgusto per l'azione e la vita fisica e concreta, ma dimenticano che tutti questi elementi non sono altro che i figli deformi, le aberrazioni della religione mistica e non hanno nulla a che vedere con la sua essenza. La sua essenza consiste nella consapevolezza dell'unione con Dio, e ciò implica certi eccessi di negativismo solo se Dio è pensato come ostile al mondo e non come il suo amorevole creatore. In quasi tutte le Chiese l'insegnamento e la pratica della religione mistica sono e sono stati a lungo ridotti al minimo assoluto. Anche presso le congregazioni più intelligenti, l'insegnamento e la predicazione della Chiesa si esauriscono quasi esclusivamente in una moltitudine di questioni minori che hanno come oggetto i punti meno rilevanti della morale, o, nelle Chiese protestanti più liberali, la politica e alcuni vaghi principi etici. Ci si può spingere oltre e affermare che l'atmosfera e la tendenza complessive della moderna religione della Chiesa colpiscono la mente moderna per il fatto di avere poco o nulla a che vedere con la Realtà che controlla e causa il nostro universo. La scienza ha dato al nostro tempo una visione molto più impressionante di questo universo, e ciò richiede una concezione di Dio di eguale bellezza e splendore, insieme a un modo appropriato di adorarlo»

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