(Immagine tratta dal sito FeDetails, che ringraziamo)
Ritorniamo sulla principale struttura d'accoglienza per l'infanzia abbandonata in epoca rinascimentale (ne avevamo già parlato qui) e lo facciamo leggendo assieme a voi il contributo di Lodovica Marabese, L'infanzia abbandonata alla Ca' di Dio di Ferrara (1653-1798).
«La principale istituzione che a Ferrara si occupava di accogliere e curare i bambini abbandonati era l'ospedale San Cristoforo che condivise per lungo tempo fino al 1494 questo compito con un'altra struttura ospedaliera: il san Leonardo. Le origini dell'ospedale San Cristoforo, meglio conosciuto come Ca' di Dio, risalgono alla metà del XIII secolo anche se non si conosce la data precisa di fondazione. La più vecchia pergamena che si conservi in Archivio, datata 1249, indica chiaramente che la struttura era in funzione da qualche tempo e antichi testamenti risalenti agli anni 1268 e 1277 con i quali venivano decisi dei provvedimenti in favore dei bambini abbandonati confermano l'impegno sociale, che in seguito diventò primario, del San Cristoforo: l'accoglienza dei trovatelli.
Questo pio luogo chiamato anche San Cristoforo dal Ponticello, per un passaggio presso la fossa della città che in seguito divenne via Giovecca, sorgeva vicino alle mura della città dentro il quartiere di San Romano, divenuto località centrale a seguito dell'addizione erculea nel 1492, in via dei Bastardini (oggi via Bersaglieri del Po). Al confine con il vicolo del Gambero era situata ai primi tempi la ruota testimone di miseria, di abbandono, di morte ma anche di salvezza.
L'istituto ebbe diverse denominazioni: ospedale di San Cristoforo, dal titolo della chiesa annessa all'ospedale; dello Spirito Santo, titolo che deriva dalla Confraternita che resse le sorti dell'istituto dal 1408 al 1428, Ca' di Dio per le premure e le cure con cui la Confraternita portava avanti il suo ufficio (titolo che fino al 1366 appare indicato in pubblico rogito e che comunemente veniva utilizzato per indicare l'istituto), Ospitale dei bastardini o dei Protetti, infine Luogo Pio degli Esposti.
Nel 1389 la struttura, che per troppo tempo era stata trascurata, per sensibilità di Virgilio Silvestri, cameriere del marchese Alberto III d'Este e di suo figlio Andrea, canonico della Cattedrale di Ferrara, venne riedificata e adattata allo scopo di "raccogliere i parti esposti si legittimi che spurij o bastardi abandonati dalla crudeltà de' loro genitori", orientandosi così verso una forma assistenziale intermedia tra il brefotrofio e l'ospedale. Poichè nel frattempo, l'ospedale si era reso incapace di contenere il numero di trovatelli purtroppo costantemente in aumento, nel 1570 Barbara d'Austria, seconda moglie di Alfonso II, ultimo duca di Ferrara, con l'aiuto del marito e di molte altre autorevoli persone ampilò e modificò, su disegno di Alberto Schiatti, l'ospedale di San Cristoforo nell'ampia ed elegante struttura che ancora oggi mentiene».
Il saggio di Lodovica Marabese è contenuto in "Atti e Memorie", Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, Serie IV volume 16, Ferrara S.A.T.E. 2000; consultabile in biblioteca alle norme di regolamento.
Volendo ulteriormente approfondire, un contributo davvero esaustivo viene da Daniela Fratti con È venuto alla casa involto nelle straze, edito nel 2014 da Italia tipolitografia. Un altro cenno della stessa autrice nell'articolo Origini e scomparsa della prima maternità italiana, in "Rivista dell'Ostetrica", anno VII n. 2 del 2017, consultabile a questo link.
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