giovedì 20 maggio 2021

Ricordando padre Lafont

 

Lunedì 10 maggio u.s. si è spento Ghislain Lafont, figura spirituale di primissima grandezza, padre benedettino presso l'abbazia di Saint-Marie de la Pierre-qui-vire in Borgogna. Possiamo leggere qui il bel ritratto che gli ha dedicato l'Avvenire, e di seguito una sua riflessione tratta da La Chiesa: il travaglio delle riforme, edito in Italia da San Paolo nel 2012.

Dov'è la Chiesa oggi?
[...] vorrei dire dove credo di vedere delle tracce di ciò che sarà il volto della Chiesa di domani, almeno spero.
Innanzitutto la cura dei poveri che, a partire da Gesù stesso, è il segno della chiesa. Ma occorre precisare. Esiste una tradizione di carità verso i poveri che è coeva alla nascita della Chiesa, e una tradizione più recente, diciamo da san Vincenzo de' Paoli a Madre Teresa, che conduce i cristiani a socccorrere i poveri in tutte le maniere possibili e necessarie - e un simile impegno sarà sempre indispensabile, in particolare per i bambini, gli ammalati e i moribondi. Ma quello che mi sembra un segno della Chiesa di domani è una ricerca e una pratica un po' diverse, che noto forse nella Comunità di Sant'Egidio, nelle fondazioni nate dalla spiritualità di Charles de Foucauld, nelle comunità di base del terzo mondo, nella maniera in cui, in Francia, il Soccorso cattolico vorrebbe affrontare il suo compito: essere in mezzo ai poveri ed aiutarli ad imparare e badare a se stessi, ad organizzarsi, a divenire delle persone e delle comunità umane responsabili. La carità, qui, compenetra la realtà umana. 
[...]
Vedo la Chiesa anche in numerose comunità, vecchie o nuove, nelle quali si vive l'esperienza del Vangelo. L'Italia è ricca a riguardo: alcune hanno superato le frontiere nazionali, come la Comunità di Sant'Egidio o la Comunità monastica di Bose. Altre sono meno note ma non meno vive. Anche in Francia ne abbiamo: il discernimento non è sempre semplice, ma sono felice di veder diffondersi la spiritualità di sant'Ignazio, in particolare nelle giovani coppie. Tutto ciò indica un bisogno di conoscenza e di accompagnamento spirituale, e ci sono dei veri carismi in questa direzione.
La Chiesa è aperta al dialogo. Mi piace quando lo si fa in una certa uguaglianza, come a Basilea o a Graz, e presto a Sibiu, dove le Chiese cercano insieme delle soluzioni evangeliche ed umane alle sfide del nostro tempo: in mancanza di un'unità istituzionale vi è già un'unità pratica. Sono colpito nel vedere come i giovani cristiani siano aperti all'incontro con altre religioni e altri credenti, più spontaneamente degli anziani. Biaogna probabilmente educare un po' tale spontaneità, ma questa c'è ed è una grande benedizione. Papa Giovanni Paolo II ha contribuito non poco a quest'apertura con il famoso incontro di Assisi.
[...]
Tutti questi elementi che ho ricordato sono degli schizzi, dei tratti della Chiesa di domani, poichè caratterizzano quella di oggi. Bisogna riconoscere - ma vedremo immediatamente che è forse una benedizione - che essi sono poveri, fragili, limitati nello spazio, non sempre molto prudenti, spesso contrastati.
Ma non lo è stato anche Gesù?

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