Ci piace richiamare qui la bella definizione di Riccardo Roversi, «una sorta di Diogene contemporaneo munito di computer portatile, che utilizzava la sua premeditata distanza dal "caos" quotidiano per osservare meglio la realtà che lo accoglieva e che archetipicamente gli apparteneva».
Gli è stata dedicata una piccola ma laboriosa biblioteca di quartiere in via Ferrariola, la potete trovare qui.
Il Maestro scrisse tantissimo - e tanti dei suoi scritti potete ritrovare nella nostra biblioteca e al CEDOC di Santa Francesca; insieme, andiamo a leggere qualche riga dal piacevolissimo Ferrara. Le strade del silenzio.
«La stradina che adesso si chiama Via G. Frescobaldi - laterale di Corso della Giovecca, tra la Via Palestro (già Boccacanale di S. Guglielmo) e le Porte Serrate (ora via Montebello) - per secoli s'è chiamata Via delle Zitelle: un epiteto che forse voleva... prendere in giro qualcuno, ed ha poi sempre fatto sorridere tutti. Si può pensare - sbrigativamente - che sia nata con l'addizione urbanistica rinascimentale, prolungamento logico del medievale asse Vignatagliata-Via del Fasolo (ora De' Romei). È più probabile, invece, che esistesse anche prima, silenzioso sentiero campestre diretto ad una verde delizia degli Este, «specializzati» in intrighi di corte, prelievi fiscali e bagordi lontani dagli occhi di tutti. Lo lascia intendere il sottotitolo della targa stradale: Via di Belvedere.
Le zitelle che avevano dato nome alla strada stavano di là della Giovecca, ospiti dell'orfanotrofio S. Margherita che Barbara d'Austria aveva aperto - dopo il 1570 - nel deserto Palazzo Pendaglia (attuale sede della scuola alberghiera): un luogo per giovanette senza famiglia, in attesa di trovare marito (che chiedevano in preghiera a Santa Zita)».
Le zitelle che avevano dato nome alla strada stavano di là della Giovecca, ospiti dell'orfanotrofio S. Margherita che Barbara d'Austria aveva aperto - dopo il 1570 - nel deserto Palazzo Pendaglia (attuale sede della scuola alberghiera): un luogo per giovanette senza famiglia, in attesa di trovare marito (che chiedevano in preghiera a Santa Zita)».
Il libro è consultabile in biblioteca, assieme ad altre preziose testimonianze degli itinerari ferraresi di Tebaldi, fra cui segnaliamo La cerchia intorno, Giovanni Vicentini editore, 1993.