mercoledì 10 ottobre 2018

Ancora sui Gesuiti a Ferrara

(immagine tratta da Il Messaggero, ediz. 27 settembre 2017)
La presenza della Compagnia di Gesù a Ferrara è nodale in quanto si intreccia sia con la vicenda di Renata di Francia, segnatamente con i sospetti di eresia che gravavano su di lei, e che indussero Ercole II a richiedere l'intervento di Claudio Jajo, teologo gesuita del concilio di Trento, come direttore spirituale della moglie (1547)a; sia con l'istituzione della Casa dei catecumeni (1584), al cui programma formativo i gesuiti collaborarono rivestendo un ruolo di primo piano, secondo l'autorevole testimonianza di Daniello Bartoli, certamente il più celebre dei gesuiti ferraresi.
a, nel 1551 Ignazio di Loyola tentò di nuovo la conversione della duchessa, inviando a Ferrara il rettore del collegio romano Jean Pelletier, segno evidente che l'obiettivo non era stato perseguito.

Sul tema, seguiamo ancora Luigi Pepe:
"La storia dei gesuiti a Ferrara ha origini antiche e essenzialmente dinastiche: inizia con il sostegno dato alla Compagnia da Ercole II d'Este, figlio di Lucrezia Borgia e quindi parente di Francesco Borgia. Ercole intervenne anche nel 1540 presso papa Paolo III a favore del riconoscimento canonico della Compagnia. Pochi anni dopo fu Ercole ad aver bisogno dei gesuiti per difendersi dai sospetti di eresia che gravavano sulla sua corte, a causa dell'adesione occulta al calvinismo della moglie Renata di Francia. Egli ottenne che il teologo del Concilio di Trento Claudio Jajo fosse inviato a Ferrara come direttore spirituale nel 1547. Pochi anni dopo nel 1550 arrivava a Ferrara dalla Spagna Francesco Borgia, che dispose, in accordo con mons. Alfondo Rossetti vescovo di Comacchio e poi di Ferrara, la fondazione di un Collegio dei gesuiti a Ferrara. La storia di questi eventi è magistralmente raccontata dal più illustre dei gesuiti ferraresi: Daniello Bartoli.
Ferrara fu devoluta nel 1598 allo Stato pontificio, ma conservò lo Studio e divenne capoluogo della più settentrionale delle Legazioni pontificie, al confine con i territori della Repubblica di Venezia. In conseguenza dell'interdetto e dell'espulsione dei Gesuiti dai territori della Repubblica fu accolto a Ferrara, dove cessò di vivere, il celebre bibliografo della Compagnia Antonio Possevino".
Il contributo, dal titolo I gesuiti a Ferrara e la cultura scientifica, è contenuto nel volume "La presenza in Italia dei gesuiti iberici espulsi. Aspetti religiosi, politici, culturali", a cura di Ugo Baldini Gian Paolo Brizzi, Bologna, Clueb 2010.
Il saggio fa parte del fondo moderno alla collocazione 255.53/PRE BAL ed è accessibile al prestito.

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