(Giotto, Ingresso a Gerusalemme, Cappella degli Scrovegni a Padova)
È iniziata ieri, con la benedizione delle palme, la settimana della Passione di nostro Signore. Sarà una Settimana Santa molto particolare, data l'assenza dei riti collettivi così cari alla pietà cristiana, così preziosi nel loro concorrere a tenere l'attenzione sul grande Mistero che si sta per compiere. Ci aiutiamo dunque con la lettura di qualche riga tratta da un'omelia di mons. Giuseppe Angelini, teologo morale, autore fecondo e docente alla facoltà teologica dell'Italia Settentrionale. L'omelia è dedicata alla domenica delle Palme, ma la sua straordinaria attualità parla a tutti noi.
«L'aspetto più radicale della prova alla quale tutti noi siamo sottoposti e che minaccia di spogliarci di ogni fiducia è la solitudine. La vita è per tutti noi possibile unicamente a questa condizione, che l'attesa e addirittura il credito di altri nei nostri confronti la mostri praticabile. Quando invece si chiude attorno a noi il cerchio della solitudine, si spegne ogni attesa nei confronti del futuro, si spegne dunque la speranza, minaccia di rimanere nell'animo soltanto lo spazio per un inquietante desiderio di silenzio. Per parlare a chi vive questa prova della solitudine e del silenzio Gesù stesso dovette personalmente viverla. Nel racconto di Marco appare particolarmente evidente il tratto della progressiva solitudine alla quale Gesù è condannato; tutto pare cospirare a scavare un profondo intervallo di silenzio tra il Crocifisso e la moltitudine che sta intorno.
Vogliono Gesù solo innanzitutto i sommi sacerdoti e gli scribi, i quali cercavano il modo di impadronirsi di Gesù con inganno, per ucciderlo. Avevano bisogno di un inganno, perchè farlo allor scoperto, e addirittura durante la festa di Pasqua, li avrebbe esposti al rischio di un tumulto di popolo.
Il popolo non ci deve essere, non deve in alcun modo sapere.
Ma non è in ogni caso fatale che così accada, a prescindere dai propositi di sacerdoti e scribi? No, non è ineluttabile; pochi giorni prima, quando Gesù era entrato in Gerusalemme, si era radunata una folla. Quanto numerosa? Non sappiamo, ma in ogni caso una folla sufficiente per far temere tumulti. Il processo di Gesù e la sua conseguente passione hanno bisogno di censura».
da Andiamocene altrove - Omelie dell'anno B, Milano, Glossa 2008
Chi fosse interessato a conoscere l'intera omelia, può fare richiesta del pdf scrivendo a: stefania.biblioteca@gmail.com