martedì 27 marzo 2018

Ancora su Santa Maria di Betlemme



Il recente post dedicato alla struttura ospedaliera organizzata dai cavalieri templari presso la magione di Mizzana ha destato notevole interesse. Nel ringraziare i lettori per la benevola attenzione, abbiamo cercato altre tracce bibliografiche della chiesa di Santa Maria di Betlemme. Ne fa cenno ad esempio Marcella Marighelli, nel bel contributo su Il boschetto degli ammorbati, presente nel volume Porotto nella storia, uscito nel 2003 per la Liberty House di Lucio Scardino. L'argomento è quello della situazione epidemiologica nella Ferrara del Quattrocento, con puntuale riferimento alla peste: "Nel primo Quattrocento la città, in cui l'assistenza sanitaria pubblica era sull'orlo del collasso, non era preparata ad affrontare sciagure di immane portata come le epidemie. Nel 1436 ad esempio, il Comune seguendo il suggerimento del marchese Leonello diffuse la notizia dell'imminente costruzione di un lazzaretto e deliberò che, nel frattempo, gli appestati fossero accolti nel lebbrosario di San Lazzaro e nell'ospedale annesso alla precettoria gerosolimitana di Santa Maria di Betlem in Mizzana, dove, nonostante le lagnanze dei frati, continuò ad inviare i sospetti ed i colpiti dal morbo anche nel 1457 e nel 1463".
L'intero articolo è consultabile in Biblioteca, in versione cartacea, oppure scaricabile a questo link.

Un'altra noticina interessante si è trovata nella Descrizione delle Pitture e Sculture della città di Ferrara di Carlo Brisighella, segnatamente nell'addizione del Baruffaldi sui luoghi più insigni e pubblici della città di Ferrara, alla pagina 601 della curatissima edizione di Maria Angela Novelli (Ferrara, Spazio Libri, 1991): "Altrimenti veniva questa villa chiamata Belieme e Belteme, ed aveva la chiesa già edificatavi da Guglielmo Abelardi [sic]. Questa, che presentemente vi si vede è modernamente fabbricata. L'altare di S. Antonio da Padova ha uno de' migliori quadri che già mai sieno stati dipinti da Costanzo Catanio".
Sfortunatamente, si apprende in nota, il quadro rimane non identificato, e non citato da altre guide.

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