Il Cinquecento ferrarese è teatro di un'ampia letteratura di traduzione di testi ebraici. In questo contesto culturale si inquadra la Biblia en lengua española traducida palabra por palabra de la verdad Hebrayca por muy excelentes Letrados, vista y examinada por el oficio de la Inquisicion, con Privilegio del Ylustrissimo Señor Duque de Ferrara", la "Bibbia di Ferrara" stampata in città tra il 1551 e il 1553 dai tipografi ebrei Avraham Usque, portoghese conosciuto anche col nome di Duarte Pinel, e Yomtob Atias alias Jerónimo de Vargas, marrano spagnolo. "Si tratta di un'opera di sintesi e di pacificazione tra i maestri ashkenaziti italiani, tale da essere gradita pure ai cristiani attraverso le molte varianti raccolte del testo" (Samaritani, Profilo, v. indicazioni bibliografiche finali).
La prima edizione era dedicata a doña Gracia Nasi (1510-1569), ebrea portoghese giunta nella nostra città nel 1550; una seconda redazione di poco divergente, "adattata" potremmo dire alla lettura cristiana, fu presentata ad Ercole II e a lui espressamente dedicata.
"In un periodo nel quale l'attesa messianica si era fatta più vivida presso gli ebrei, la traduzione della Bibbia costituiva un auspicio di pace per il popolo, approdato al «placido e sicuro porto di Ferrara», così come richiamava il frontespizio della Biblia. Ben presto tuttavia, nel settembre 1553, l'Inquisizione romana decretò il rogo del Talmud. L'anno dopo, Ferrara venne prescelta a sede del Congresso rabbinico italiano al quale parteciparono rappresentanze di quattordici comunità ebraiche e, pur dopo il decreto pontificio del 1553, il duca Ercole II autorizzava la fondazione di un Istituto di studi ebraici".
Una copia della Biblia española è custodita in città presso la Biblioteca Comunale Ariostea.
Gli inserti sono tratti da:
A. Samaritani, Profilo di storia della spiritualità, pietà e devozione nella Chiesa di Ferrara-Comacchio; vicende, scritti e figure, Reggio Emilia, Diabasis 2004, p. 155.