lunedì 7 maggio 2018

Vicende eremitiche nei pressi di Comacchio

(Pseudo-Jacopino, Visione di san Romualdo, XIII sec.
Bologna, Pinacoteca Nazionale)

Nel 2003, il Seminario arcivescovile dedicò un convegno e, successivamente, la pubblicazione dei relativi atti alla vicenda martiriale dei Quinque fratres. Per conoscere la storia, è tuttavia preliminare mettere in luce il profondo legame che connette san Romualdo agli insediamenti eremitici della zona di Comacchio.
Temperamento inquieto, san Romualdo entra giovanissimo nel monastero di sant'Apollinare in Classe per uscirne però quasi subito; vive una prima esperienza di solitudine nei pressi di Venezia e, dopo una parentesi di dieci anni trascorsi al monastero di Cuxa nei Pirenei, si stabilisce nella palude di Comacchio, in un luogo detto Oregario o Auregarium, presso i Lungari di Serilla (oggi Casone Serilla). Questo luogo eremitico Oregario era giuridicamente sottoposto al monastero di Santa Maria in Auregarium che diverrà Santa Maria in Aula Regia.
Inscindibile dalla vicenda umana di san Romualdo è l'amicizia che lo lega all'imperatore Ottone III di Sassonia, devotissimo alla memoria del vescovo di Praga sant'Adalberto martirizzato nel 997. Proprio questa fraterna devozione motiverà l'imperatore ad appoggiare l'edificazione di un oratorio nell'isola del Pereo, insula Perea, consacrato al nome di sant'Adalberto.
Così, nell'autunno del 1001, Ottone III e Romualdo diedero avvio all'avventura del Pereo, in dipendenza dal preesistente eremo dell'Oregario nel quale Romualdo aveva più volte soggiornato. Memore di quell'esperienza, e volendo ancorare questa nuova struttura a più solide fondamenta organizzative, Romualdo vincolò l'eremo alla disciplina del cenobio, sottoponendo i monaci ad una regola che integrava quella di san Benedetto con gli insegnamenti dei Padri del Deserto.
L'attuale Sant'Alberto sorge a Nord di Ravenna sulle antiche sponde del Po di Primaro; la sua chiesa è tuttora priorale ed il parroco conserva il titolo di "Priore del monastero di Sant'Alberto al Pereo" nonostante nè il monastero nè l'isola esistano più.
Alcuni frammenti in cotto provenienti dall'antica chiesa sono conservati nel secondo chiostro del Museo Nazionale di Ravenna.

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