In anni recenti si è parlato ripetutamente del progetto dell'idrovia ferrarese. Significherebbe il recupero di un'antica vocazione della città, attraversata nel Medioevo da più rami del Po, in maniera significativa soprattutto nella sua parte più antica, la zona della Ripa Grande e del Polesine di Sant'Antonio (l'omonimo monastero insisteva su una vera e propria isola, poi congiunta al resto della città in seguito all'interramento del ramo di Volano, cui contribuì significativamente l'intervento voluto da Niccolò III nel 1401).
Sull'argomento disponiamo di un prezioso contributo di Stella Patitucci Uggeri, uscito nella collana Atti e Memorie della Deputazione Ferrarese di Storia Patria, Serie terza n. 30 del 1984.
Ne leggiamo un breve passo tratto dall'Introduzione:
«Ferrara rappresentò fino alla metà del secolo XII il nodo principale dei traffici idroviari della bassa pianura padana. Ma anche dopo lo sconvolgimento idrografico apportato dalla rotta di Ficarolo la sua importanza restò notevole, anche se la principale diramazione del corso del Po si era venuta ad arretrare di una quindicina di miglia dal sito della città, pur ricadendo sempre dentro il suo territorio.
All'alba del secolo XIV Ferrara appare ancora il centro della rete idroviaria della pianura padana orientale nel quadro tracciato da Riccobaldo nella cosidddetta Chronica parva ferrariensis, anche se vi è palese il rammarico per un mutato assetto politico, che non consente più la libera circolazione delle merci e il completo sfruttamento di quel complesso ed organico sistema di fiumi e di canali ancora in piena efficienza.
Riccobaldo rievoca con accorata nostalgia nella parte storica i floridi commerci, che avevano reso prospera la sua città nel buon tempo antico e che avevano perciò acceso l'invidia e la cupidigia di Venezia...».
L'intero contributo è consultabile, fotocopiabile o scansionabile presso la Biblioteca negli orari di apertura e alle norme di regolamento.
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