giovedì 29 luglio 2021

Charles de Foucauld nelle parole di Antoine Chatelard

 



«I primi quindici anni della vita di Charles de Foucauld, secondo la sua stessa testimonianza, trascorrono in una famiglia credente e praticante. Di solito, questo periodo della sua infanzia è descritto come un tempo caretterizzato dall'infelità. Ma non è affatto questo il ricordo che Charles de Foucauld ha conservato dei suoi primi anni: per lui infatti erano stati il tempo della felicità. E tuttavia, quando ha soltanto sei anni, perde in poco tempo, uno dopo l'altro, entrambi i genitori: prima la madre, e quindi il padre, che non ha quasi conosciuto visto che era affetto da una malattia che lo teneva da tempo lontano dalla famiglia. Se è vero che quasi mai parla di lui, egli conserva invece un vivo ricordo della madre che considera una santa. Ma Charles serberà soprattutto il ricordo del nonno, il colonnello de Morlet, che ha preso presso di sé Charles e sua sorella minore Marie. Più avanti leggeremo, a riprova di questa affermazione, ciò che più tardi scriverà al momento della morte di quest'ultima. Senza gli affetti di una tale educazione giudicata da alcuni troppo lassista, sarebbe stato possibile a Charles diventare quell'uomo libero che ha suscitato l'ammirazione di tutta una generazione?
Un altro ricordo d'infanzia che lo segna è la guerra del 1870, che fu per lui, come per molti francesi - specie per gli abitanti dell'Alsazia e della Lorena - un tempo di esilio. Quando Charles ha dodici anni, la sua famiglia è costretta a lasciare Strasburgo e a rifugiarsi per quanche tempo nella parte occidentale della Francia, e poi in Svizzera. Le sue lettere del periodo, indirizzate a un cugino, palesano tutto ciò che poteva rappresentare per un bambino questo periodo di guerra e di umiliazione. Tutto ciò va attentamente ricordato - anche se non ha in questo momento una importanza primaria - perchè la sua vita giungerà al suo epilogo durante un'altra guerra.
Tra i ricordi felici, Charles annovera il giorno del diciannovesimo compleanno di questa cugina a lui così cara: in quel momento egli ha undici anni, e la considera già come sua confidente e come una seconda madre, dato che lui e la sorella passavano le vacanze in Normandia presso la famiglia Moitessier dove si ritrovavano con le cugine Marie e Catherine. Lo scambio epistolare tra Marie e Charles incomincia allora».
Antoine ChatelardCharles de Foucauld verso Tamanrasset, Bose, edizioni Qiqajon 2002

venerdì 23 luglio 2021

Oddone di Meung e le Virtù delle erbe

 

(immagine tratta dal sito Summa gallicana che ringraziamo)
Ben poco si sa su Oddone (o Odone) di Meung, se non che visse in Francia, forse nella zona della Loira, nella prima metà del Mille. Il suo De viribus herbarum carmen è il primo trattato di botanica dato alle stampe: venne infatti pubblicato a Napoli il 9 maggio 1477 da Arnaldo da Bruxelles sotto l'attribuzione Macer Floridus, pseudonimo dello stesso Oddone. Il testo in esametri descrive le proprietà medicinali di 77 erbe, mostrando la conoscenza di Plinio, Galeno, Dioscoride, Ippocrate. È proposto in traduzione italiana da Città Nuova, nella collana Fonti medievali per il nuovo millennio. Leggiamo insieme cosa dice della lattuga:

La Lattuga ha forte proprietà fredda e umida, se masticata può quindi alleviare calori eccessivi, e sarà ugualmente d'aiuto applicandola ben tritata; è utile allo stomaco, favorisce il sonno, ha effetto lassativo: tutti casi in cui giova maggiormente se consumata cotta; cura lo stomaco, se si mangia preferibilmente senza lavarla. Il seme di Lattuga fa svanire i sogni fallaci, e bevuto col vino reprime anche la diarrea; presa sovente, dà latte in abbondanza alla nutrice. Come sostengono alcuni, chi troppo spesso usa cibarsene subisce un oscuramento della vista.

Interessante pure il paragrafo dedicato alla rucola:

Dicono che la Rucola abbia modesta proprietà calorifica, non certamente secca. Mangiarne facilita la digestione e, masticata o ingerita, ha effetto diuretico. È utile se masticata dai bambini: fa andar via la tosse; unita a miele, purifica dalle macchie la pelle, sostengono, e libera il viso dalle lentiggini. La sua  radice previamente lessata, tritata e applicata sulle ossa spezzate ne estrae i frammenti. Se si prende col vino il suo seme tritato, è opinione assodata che curi qualsiasi morso velenoso. Spalmata con fiele di bue puriifca la pelle dalle macchie scure. Quel che dirò è stupefacente: bevuta in abbondanza col vino, affermano che renda insensibili ai colpi di verga. Se ai condimenti il cuoco aggiungerà l'erba od il seme di essa, si dice che ne renda gradevole il gusto: per questo i Greci chiamano la Rucola Euzomon, poiché il suo succo ha un buon sapore. Masticata o ingerita, è alquanto afrodisiaca, come confermano ugualmente i medici e, più numerosi, i poeti. Mangiata con la lattuga, quest'erba è salutare; infatti il caldo misto al freddo dà un giusto equilibrio.

venerdì 16 luglio 2021

Gualtiero Medri, "La chiesa e il convento delle Carmelitane Scalze"

 
(foto tratta dal sito dell'Arcidiocesi che ringraziamo)

Si celebra oggi, 16 luglio, la Madonna del Carmine - il titolo sotto il quale viene venerata è, correttamente, Nostra Signora del Monte Carmelo.
Il monte Carmelo, Kerem-el, letteralmente «Vigna di Dio», è considerato uno dei luoghi più belli della Palestina, e si trova nell'alta Galilea, a pochi chilometri da Nazareth.
A Ferrara il culto della Madonna del Carmine era celebrato nella chiesa di San Paolo, ne abbiamo parlato qui, nella chiesa di San Girolamo, pure sede dei carmelitani scalzi, oggi chiusa al culto per restauri, e nella chiesa di Santa Teresa Trasverberata, sede del convento delle Carmelitane Scalze.
Proprio su quest'ultima portiamo oggi la nostra attenzione, leggendo insieme qualche parola tratta dalla descrizione di Gualtiero Medri in Chiese di Ferrara nella cerchia antica, Bologna, Mignani 1967.

«Nel breve piazzaletto in angolo tra la Via Brasavola e Via Borgo Vado domina la Cesa dil Tarsìn, la chiesa delle Teresine, cioè la Chiesa delle Carmelitane scalze del Monastero di Santa Teresa Trasverberata la cui semplice facciata di pure linee classiche è dominata dall'alto tiburio in cui s'inarca la luminosa cupola. La Chiesa sorse su disegno di Gaetano Barbieri Architetto del Comune al quale accenna Giorgio Padovani nella sua insigne opera sugli Architetti Ferraresi.
[...]
Il monastero di Santa Teresa Transverberata delle Carmelitane Scalze ebbe il suo inizio nel 1739 per opera dei Padri Carmelitani che fin dal 1671 si erano stabiliti nella Chiesa e Convento di San Girolamo. A detti RR. Padri la sig.ra Bruschi Bentivoglio aveva fin dal 1671 fatto legale cessione di una sua casa per l'erezione di un Monastero di Carmelitane Scalze. È probabile, per quanto non vi siano documenti che l'attestino, che fosse questa la casa situata in Via Borgo Vado, tra il convento di Santa Maria in Vado e quello di S. Agostino, in cui nel 1739 si raccolsero a vita comune le prime cinque pietre fondamentali nel nuovo Monastero. Le pie donne vissero in un primo tempo in forma di Terziarie sotto la guida dei Padri Carmelitani Scalzi. Risulta però dalle cronache del Monastero che nel Novembre 1741 esse vestirono l'abito carmelitano e la fondazione venne regolarmente stabilita».

giovedì 8 luglio 2021

Straordinaria modernità di Ivan Illich (1926-2002)

 

È impresa ardua tentare di descrivere l'eccezionale attualità di Ivan Illich nelle poche righe di testo cui abbiamo abituato i lettori. Basta dare un'occhiata anche cursoria ai titoli delle sue opere per coglierne il ruolo di anticipatore di problematiche ancora oggi di primaria importanza. Al 1973 datano ad esempio Energia ed equità, conosciuto anche con il sottotitolo Elogio della bicicletta, e La convivialità, nel quale teorizza la società conviviale come antidoto alla frustrazione causata dalla società industriale.
Straordiariamente attuale Nemesi medica, uscito nel lontano 1976, in cui già il filosofo austriaco metteva sotto accusa i processi di medicalizzazione del disagio. Alla luce del biennio appena trascorso se ne apprezzano la dimensione profetica e la fenomenale lungimiranza.
Ancora, nella corsa ad uno sviluppo privo di regole intravide le radici di quella creazione di "bisogni di base" che avrebbero generato nell'umanità la dipendenza dai beni materiali ed il conseguente squilibrio tra possessori e non (Per una storia dei bisogni, 1977).
Nel 1984 uscì Genere. Per una critica storica dell'uguaglianza, dove già abbozzando la distinzione tra sesso e genere metteva sotto la lente d'ingrandimento la percezione del corpo e le sue relazioni col mondo.
Ma lo scrittore, storico, pedagogista, filosofo fu in verità anche teologo, ed è ovviamente in questa veste che lo incontriamo qui. Curò infatti la voce Ugo di San Vittore all'interno della raccolta La lectio divina nella vita religiosa, uscita nel 1994 per i tipi di Qiqajon. Ne leggiamo un breve passo:

«Per il monaco, come per il retore classico o per il sofista, la lettura coinvolge tutto il corpo. Tuttavia essa, in ambito monastico, non è un'attività bensì un modo di vivere. Quale che sia il lavoro che si svolge, conformemente alla regola del monastero, vige la lettura continua. Questa regola, instaurata da Benedetto, divide la giornata in due attività giudicate d'eguale importanza: ora et labora, prega e lavora. Sette volte al giorno, la piccola comunità del monastero ideale si riunisce in chiesa. I monaci ascoltano le letture cantate con un tono che resta quasi sempre lo stesso, con alcune inflessioni rigorosamente determinate per sottolineare le domande, il discorso diretto  o la fine d'una pericope, e cantano i salmi. Nel tempo che intercorre, quando il monaco commercia o lavora, baratta o cesella, la recitazione in comune si trasforma in un brusio in cui ognuno cita i versetti che preferisce. Questi versetti sono il sentiero percorso nel suo pellegrinare verso il cielo, quando prega così come quando lavora. La lettura impregna i suoi giorni e le sue notti».

Aspettando il Giubileo

In occasione del prossimo anno giubilare 2025 sarà possibile raggiungere il centro della cristianità grazie all'iniziativa messa in ca...