giovedì 29 luglio 2021
Charles de Foucauld nelle parole di Antoine Chatelard
venerdì 23 luglio 2021
Oddone di Meung e le Virtù delle erbe
La Lattuga ha forte proprietà fredda e umida, se masticata può quindi alleviare calori eccessivi, e sarà ugualmente d'aiuto applicandola ben tritata; è utile allo stomaco, favorisce il sonno, ha effetto lassativo: tutti casi in cui giova maggiormente se consumata cotta; cura lo stomaco, se si mangia preferibilmente senza lavarla. Il seme di Lattuga fa svanire i sogni fallaci, e bevuto col vino reprime anche la diarrea; presa sovente, dà latte in abbondanza alla nutrice. Come sostengono alcuni, chi troppo spesso usa cibarsene subisce un oscuramento della vista.
Interessante pure il paragrafo dedicato alla rucola:
Dicono che la Rucola abbia modesta proprietà calorifica, non certamente secca. Mangiarne facilita la digestione e, masticata o ingerita, ha effetto diuretico. È utile se masticata dai bambini: fa andar via la tosse; unita a miele, purifica dalle macchie la pelle, sostengono, e libera il viso dalle lentiggini. La sua radice previamente lessata, tritata e applicata sulle ossa spezzate ne estrae i frammenti. Se si prende col vino il suo seme tritato, è opinione assodata che curi qualsiasi morso velenoso. Spalmata con fiele di bue puriifca la pelle dalle macchie scure. Quel che dirò è stupefacente: bevuta in abbondanza col vino, affermano che renda insensibili ai colpi di verga. Se ai condimenti il cuoco aggiungerà l'erba od il seme di essa, si dice che ne renda gradevole il gusto: per questo i Greci chiamano la Rucola Euzomon, poiché il suo succo ha un buon sapore. Masticata o ingerita, è alquanto afrodisiaca, come confermano ugualmente i medici e, più numerosi, i poeti. Mangiata con la lattuga, quest'erba è salutare; infatti il caldo misto al freddo dà un giusto equilibrio.
venerdì 16 luglio 2021
Gualtiero Medri, "La chiesa e il convento delle Carmelitane Scalze"
(foto tratta dal sito dell'Arcidiocesi che ringraziamo)
Il monte Carmelo, Kerem-el, letteralmente «Vigna di Dio», è considerato uno dei luoghi più belli della Palestina, e si trova nell'alta Galilea, a pochi chilometri da Nazareth.
Proprio su quest'ultima portiamo oggi la nostra attenzione, leggendo insieme qualche parola tratta dalla descrizione di Gualtiero Medri in Chiese di Ferrara nella cerchia antica, Bologna, Mignani 1967.
giovedì 8 luglio 2021
Straordinaria modernità di Ivan Illich (1926-2002)
È impresa ardua tentare di descrivere l'eccezionale attualità di Ivan Illich nelle poche righe di testo cui abbiamo abituato i lettori. Basta dare un'occhiata anche cursoria ai titoli delle sue opere per coglierne il ruolo di anticipatore di problematiche ancora oggi di primaria importanza. Al 1973 datano ad esempio Energia ed equità, conosciuto anche con il sottotitolo Elogio della bicicletta, e La convivialità, nel quale teorizza la società conviviale come antidoto alla frustrazione causata dalla società industriale.
Straordiariamente attuale Nemesi medica, uscito nel lontano 1976, in cui già il filosofo austriaco metteva sotto accusa i processi di medicalizzazione del disagio. Alla luce del biennio appena trascorso se ne apprezzano la dimensione profetica e la fenomenale lungimiranza.
Ancora, nella corsa ad uno sviluppo privo di regole intravide le radici di quella creazione di "bisogni di base" che avrebbero generato nell'umanità la dipendenza dai beni materiali ed il conseguente squilibrio tra possessori e non (Per una storia dei bisogni, 1977).
Nel 1984 uscì Genere. Per una critica storica dell'uguaglianza, dove già abbozzando la distinzione tra sesso e genere metteva sotto la lente d'ingrandimento la percezione del corpo e le sue relazioni col mondo.
Ma lo scrittore, storico, pedagogista, filosofo fu in verità anche teologo, ed è ovviamente in questa veste che lo incontriamo qui. Curò infatti la voce Ugo di San Vittore all'interno della raccolta La lectio divina nella vita religiosa, uscita nel 1994 per i tipi di Qiqajon. Ne leggiamo un breve passo:
«Per il monaco, come per il retore classico o per il sofista, la lettura coinvolge tutto il corpo. Tuttavia essa, in ambito monastico, non è un'attività bensì un modo di vivere. Quale che sia il lavoro che si svolge, conformemente alla regola del monastero, vige la lettura continua. Questa regola, instaurata da Benedetto, divide la giornata in due attività giudicate d'eguale importanza: ora et labora, prega e lavora. Sette volte al giorno, la piccola comunità del monastero ideale si riunisce in chiesa. I monaci ascoltano le letture cantate con un tono che resta quasi sempre lo stesso, con alcune inflessioni rigorosamente determinate per sottolineare le domande, il discorso diretto o la fine d'una pericope, e cantano i salmi. Nel tempo che intercorre, quando il monaco commercia o lavora, baratta o cesella, la recitazione in comune si trasforma in un brusio in cui ognuno cita i versetti che preferisce. Questi versetti sono il sentiero percorso nel suo pellegrinare verso il cielo, quando prega così come quando lavora. La lettura impregna i suoi giorni e le sue notti».
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