giovedì 29 aprile 2021

Tecniche dell'icona


Leggiamo un breve passaggio da Marko I. RupnikNel fuoco del roveto ardente, ed. Lipa, Roma 1997:
«Nella tradizione cristiana possiamo trovare un significato autentico dello spirituale nell'icona del Volto di Cristo chiamata Nerukotvornyj ("non fatta da mani d'uomo"). Il ritratto di Cristo e, del resto, tutti i ritratti dei santi, nelle icone vengono disegnati su una composizione di quattro cerchi concentrici. In questa struttura dei quattro cerchi, a partire da quello più interno, si cela il significato profondo dello spirituale.
Il primo cerchio si trova sulla fronte, in mezzo agli occhi, e in genere è invisibile. È il cerchio della partecipazione dello Spirito Santo, cioè la capacità data dal creatore all'uomo di aprirsi e di accogliere la partecipazione personale dello Spirito Santo. È il punto vivificante, perchè è l'inabitazione stessa del Signore che dà la vita.
Il secondo cerchio include la fronte e gli occhi: è il cerchio dell'anima, cioè del mondo psichico, dell'intelligenza, del sentimento, della volontà.
Il terzo cerchio abbraccia i capelli, la bocca, la barba e rappresenta il corpo, cioè la dimensione più esposta dell'uomo. I capelli cadono e imbiancano; la bocca è la parte più sensuale perchè indica il bisogno di mangiare per sopravvivere. Esprime dunque il ricordo della vulnerabilità fisica e della mortalità del corpo umano.
Il quarto cerchio rappresenta il cerchio dell'oro più puro di questa icona, del giallo più dorato e luminoso. È ciò che noi comunemente chiamiamo aureola; è la luce dello Spirito santo che, dal cerchio più interno, penetra tutto il mondo psichico e tutto il mondo corporeo e avvolge la persona in una luminosità così percepibile che gli altri possono vederla».

martedì 13 aprile 2021

Il pasto sacro: letture sulla trasformazione del pane in Eucarestia

 

Mario Bacchiega è stato docente di Storia delle religioni alla Pontificia Facoltà Teologica "Marianum". Fra i massimi esperti di storia della religioni, pubblicò agli inizi degli anni '70 un testo sulla universalità della funzione sacra del cibo nelle varie tradizioni religiose. Un testo oggi un po' dimenticato, eppure assolutamente prezioso per la minuziosità teologica con cui viene affrontato l'argomento. Ne leggiamo insieme qualche riga, ricordando che il testo non è accessibile al prestito - e il DPCM in vigore vieta tuttora l'utilizzo della sala studio - ma è possibile richiederne scansioni all'indirizzo mail stefania.biblioteca@gmail.com

"Ci sono dunque coloro che vedono e coloro che non vedono, vi sono quelli che vedono tanto, e quelli che vedono poco. Il sacro si rivela per quel tanto, o per quel poco, che può, da ognuno essere capito; ed è per questo che esso è percepito in modo differente. Il sacro del pasto sarà pertanto indicato in modi diversi; e ciò ha generato discussioni talvolta accese. Ma le discussioni sono frutto delle limitazioni in cui il veggente è ancora irretito. Limitazioni di natura logica, mistica, sensuale, devozionale; o, magari, limitazioni derivanti da condizionamenti educativi, o dall'età psichica. Se io dunque guardando l'oggetto della trasformazione che ho davanti a me dico che il pane è rimasto pane, dirò una cosa vera, come il ferro, divenuto caldo, è sempre ferro. Se dico invece che il pane si è trasformato, dirò egualmente una cosa vera, e non sono in contraddizione. Anzi, attesa questa apparente contraddizione, si può dire che il pasto, divenuto sacro, è allo stesso tempo svelato e nascosto. La profondità cioè così straordinariamente apparsa non contrasta con l'abituale esteriorità. L'immobilità del profondo non contrasta con la mobilità della superficie. Nell'antico Egitto si sapeva illustrare efficacemente queste cose, allorchè si diceva che gli dei hanno la «carne d'oro». Vi era cioè la comprensenza della carne e dell'oro; e si sa che l'oro, in quanto metallo di natura solare, indica nella simbologia religiosa una particolare, sublime forma di consapevolezza che tra l'altro dona l'immortalità. La «carne d'oro», il «pane divino», la «scoperta dell'essenza del pane» è tutta una terminologia equipollente, che nasconde lo stesso mistero".
Mario Bacchiega, Il pasto sacro, ed. Cidema, Padova 1971

In Umbria, un G7 sui temi dell'inclusione e disabilità

  E' in pieno svolgimento in Umbria l'incontro del G7 sul tema " Disabilità e inclusione ". Per l'Italia parlerà Aless...