venerdì 24 agosto 2018

La città di Alcina


Muovendo le ricerche tra idrografia e archeologia dei territori del delta, un bel saggio di Francesco Ceccarelli ripercorre la storia dei cambiamenti morfologici nei territori bassopadani, e insieme dà conto dei tentativi compiuti dalla corte estense di disciplinarli.
"Tra i tanti progetti di regolata crescita dei centri che si sviluppano nelle vicinanze del Po, alcuni risultano ampiamente noti e celebrati, come nel caso esemplare di Sabbioneta, altri emergono solo a stento dagli orizzonti di una storiografia locale di breve respiro, che rischia di sottostimarne il valore e sminuirne la portata. Questo vale anche nel caso delle «novità» architettoniche promosse da Alfonso II d'Este nel ducato di Ferrara, dove il Po si ramifica in delta, e che costituiscono l'oggetto della mia ricerca. Al centro di questo libro è infatti un'idea di città estense e l'analisi del tentativo, solo parzialmente riuscito, di metterla in atto. È la storia di un enorme recinto di «muraglia» e di un palazzo ducale costruito su di un'isola alle foci del fiume e ai confini dello stato, in prossimità di due porti marittimi molto animati e capaci; ma è anche l'analisi di una strategia di sviluppo urbano che ruota attorno a questi dispositivi, ideati allo scopo di padroneggiare i traffici con l'entroterra e di stabilire un nuovo centro di coordinamento territoriale sul continente padano. L'importanza di questo cantiere davvero singolare non era sfuggita ad alcuni attenti osservatori. Ne parla il Tasso, lasciando intravedere le fondamenta di una costruzione molto particolare e l'impalcatura di un teatro di finzioni, mentre alcuni dispacci spionistici di parte veneziana mettono concretamente in luce la portata di un progetto eversivo, da attuarsi per via di inganni."

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Non manca un riferimento a quell'origine mitica di cui già parlammo in un altro post:
"Del mondo anfibio descritto dagli autori classici resistono soltanto pochi brani risparmiati dai vasti rivolgimenti delle forze naturali e dalle modificazioni operate dall'uomo. Tanto che di inalterabile in questa ininterrotta catena di «trasmutazioni» scaturite dalla materia fluviale, pare resistere solo il mito delle origini, riconducibile al racconto di Ovidio dove si narra la storia di Fetonte sbalestrato dal cocchio paterno e inabissatosi nelle acque dell'Heridano. Nell'episodio delle Metamorfosi furono infatti le lacrime versate dalle pietose ninfe Eliadi a prendere dapprima forme vegetali, e quindi tettoniche, trasformandosi infine nelle isole Elettridi"

F. Ceccarelli, La città di Alcina. Architettura e politica alle foci del Po nel tardo Cinquecento,  Bologna, Il Mulino 1998
consultabile in biblioteca alle norme di regolamento

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