venerdì 8 giugno 2018

La biblioteca perduta dei Certosini/1


Il contributo di mons. Samaritani dal quale abbiamo preso spunto per narrare le origini della Certosa è ovviamente tanto più ampio e dettagliato. Vi si trova, alle pp. 84-85, anche una ricostruzione della biblioteca, che dovette essere cospicua, come ogni biblioteca monastica del tempo. Seguiamo l'elenco riportato dall'insigne studioso in Analecta Pomposiana.
"A differenza della Biblioteca quattrocentesca della Certosa di Pavia per la quale è possibile raggiungere un centinaio di manoscritti, per quella di Ferrara, al di là dei pochi codici individuati dal Fava (1949), dal Leccisotti (1970), dal Gargan (1998, 2002) e dalla Bonazza (2002), non ci è permesso che volgere uno sguardo retrospettivo sull'Index della Biblioteca certosina di Ferrara redatto alla fine del Cinquecento (ms. Vaticano latino 11276, cc. 531r-546r) e su i due scarni elenchi di libri prestati a Giusto Calza nel 1484 (n. 6) e nel 1486 (n. 11) e già della biblioteca dell'umanista Francesco Marescalchi giunta in proprietà della Certosa per lascito testamentario di questi (a. 1482).
Nel primo elenco del 1484 rinveniamo l'Esposizione del Paradiso di Dante probabilmente di Benvenuto da Imola, le Epistole forse di Poggio Bracciolini, le Leggi di Platone, la Retorica di Aristotele tradotta da Giorgio Trebisonda, il Commento a Valerio Massimo di Benvenuto da Imola; nel secondo elenco del 1486 la Somma di Enrico di Susa detto l'Ostiense, lo Speculo giudiziale di Guglielmo Durante, lo Scotello (il Commento sentenziario di Pietro dell'Aquila), la Monarchia di Dante, otto quaderni delle Operette di Battista Alberti, un vocabolario greco-latino. 
Nell'Index cinquecentesco si rilevano complessivamente opere di carattere religioso (Bibbie, testi patristici, liturgici, teologici, spirituali e canonistici). L'assenza quasi totale di autori di ascesi certosina sino al 1522 come Dionigi certosino (1402-1471) e Landolfo di Sassonia (1310-1370) non si spiega se non con l'alienazione di precedenti codici di questi imprescindibili autori e la corrispondente commutazione degli stessi (ciò che si verifica pure per la letteratura classica greco-romana) in libri stampati sin dai primordi della nuova arte, operazione avvenuta avanti il 1482 e massicciamente compiutasi per tutto il cinquecento. Non è infine da trascurare la transazione intervenuta nel 1489 tra la Certosa e Giusto Calza, che non sappiamo come verificatasi"
-continua-

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