venerdì 18 maggio 2018

Pietro Castagno, medico impostore e ciarlatano



La foto, tratta dalla sempre preziosa Wikipedia, è di Antonio Musa Brasavola. Già, perchè di "Pietro Castagno Hispano, medico degli appestati per circa quarant'anni nella Ferrara del XVI secolo, e, come risulta dai documenti consultati, del tutto estraneo al mondo accademico", co-autore col Brasavola di una delibera sul "modo de adoprare gli olei della peste" non è reperibile alcuna immagine.
Lo cita Giorgio Gandini, in un bell'articolo sulla diffusione della peste a Ferrara che potete leggere qui, e gli dedica un ampio contributo Marcella Marighelli nel n. 1/1991 de la Pianura, dal suggestivo titolo Pietro Castagno, "gran ciarlatano" della peste a Ferrara. Seguiamone le tracce:
«Durante la furibonda epidemia del male detto "mazzucco", ossia febbri petecchiali e peste bubbonica, che a Ferrara, nel 1528, si portò via circa 20000 anime, a detta del Barotti, il nostro medico pratico o forse "gran ciarlatano" è già assunto dal Comune per il suo famoso oleum contra pestem, ritenuto tanto efficace da essere richiesto da principi, cardinali e sovrani. Un "gran ciarlatano" che, nella sua lunga vita, spilla più denaro e benefici alla Comunità di quanto guadagnino valenti professori dello Studium. Ottiene infatti il godimento del "Boschetto", un'isoletta boscosa del Po tra Mizzana e Cassana dove nella seconda metà del Quattrocento era stato edificato un lazzaretto, l'Ospedale di San Sebastiano, detto talvolta di San Rocco o "del Boschetto degli ammorbati", un enorme complesso con numerose stanze, portici, chiese, infermeria e case, che superava forse lo stesso Sant'Anna, un buon salario mensile ed il rimborso delle spese per comporre il medicamento, come risulta dallo spogli dei mandati di pagamento ai medici del Comune, dove moltissimi sono quelli emessi a suo favore almeno fino all'11 giugno 1569. 
Ciò nonostante la risposta alle aspettative dei ferraresi non è sempre adeguata ai compensi ricevuti e, nel 1549, vi furono lamentele sulla negligenza usata verso i malati, "cosicchè tutti gli infetti morirono... e il Comune, informato dalle nefandezze del suddetto Pietro, gli toglie il salario", ma evidentemente non è possibile privarsi del suo miracoloso olio, se poco dopo, nello stesso anno, gli vengono pagate 36 libbre marchesane "per robbe... per fare una compositione per lo rimedio de la peste" comprate a Bologna. Un olio che, con quello del Brasavola, doveva essere sempre reperibile, bencustodito, "in uno camarineto, in conserva, con tre chiave ... nello Officio de' Savi", per un tempestivo intervento in caso di necessità, come sancisce la citata deliberazione sul "modo de adoprare gli olei della peste". Così Pietro Castagno, conscio di essere ormai indispensabile, può permettersi tutto ciò che vuole, anche un'istanza, o meglio un dettato dal tono ricattatorio, presentata nel 1561 per ottenere il godimento del "Boschetto ... libero ed exente" per 25 anni, con la facoltà di poterlo lasciare a chi, morendo, nominerà come suo successore».

Il resto dell'articolo è consultabile in Biblioteca, negli orari e alle norme di regolamento.

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