"Non per sfoggio di erudizione Placido Federici premise alla sua storia di Pomposa un'esemplare ricostruzione delle vicende idrauliche di quella zona; altrettanto hanno fatto tutti gli storici ferraresi per i settori da ciascuno trattati, anche quando la loro opera era rivolta ad illustrare avvenimenti contemporanei, come fece Riccobaldo da Ferrara nel secolo XIV. In pochi territori infatti la geografia antropica è così vincolata alle caratteristiche e alla variazione dell'ambiente naturale, come avviene nella pianura ferrarese.
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La tradizione letteraria che concentra sulla foce dell'Eridano una serie di miti arcaici (Fetonte, le isole Elèttridi, i Pelasgi, Diomede) è troppo insistente perchè non si debbano postulare remoti contatti dei navigatori pregreci o paleogreci con le popolazioni - per noi anonime e incerte - del delta del Po. Qui appunto verrà a generarsi il fenomeno urbano, allorché - alla fine del secolo VI a.C. - le correnti commerciali del Mediterraneo orientale s'incontrarono con l'espansione terrestre degli Etruschi nella pianura padana. La convergenza del mondo etrusco-italico e di quello greco-orientale alla foce di un grande fiume dette vita alla civiltà di Spina, che per oltre due secoli fece sentire i suoi effetti nel retroterra padano. Di essa gli scavi nell'ultimo cinquantennio hanno offerto un'eccezionale documentazione archeologica sia attraverso i ritrovamenti della necropoli, sia con la scoperta dell'abitato, la cui esplorazione è appena iniziata. Tuttavia già le fonti letterarie antiche avevano posto in risalto l'importanza di Spina, quando ne ricordavano l'ascendenza pelasga, la talassocrazia, la floridezza commerciale, l'accoglimento degli Spineti nell'anfizionia di Delfi e l'importanza del loro «tesoro» colà depositato".
Nereo Alfieri, La pianura ferrarese nell'antichità. Aspetti di geografia fisica e antropica, in: Insediamenti nel ferrarese. Dall'età romana alla fondazione della Cattedrale, Firenze Centro Di 1976.
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