Il movimento generale di riforma delle Clarisse fu uno degli aspetti più salienti della vita religiosa del Quattrocento, specialmente in Italia, ma anche in Francia ad esempio, dove santa Colette di Corbie creò un ramo femminile riformato indipendente dai Minori osservanti e largamente autonomo nei confronti dei Conventuali, ai quali lei stessa faceva capo. Questo movimento in Italia fu policentrico, sviluppandosi in diversi monasteri senza collegamento tra loro, e durò per tutto il Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. Erano soprattutto donne di nascita illustre e di cultura umanistica a cercare nella vita religiosa un nuovo equilibrio fra intelligenza, sensibilità e vita spirituale; dietro a loro stavano i Frati Minori Osservanti, soprattutto san Giovanni da Capistrano, che si fecero promotori di questo ritorno integrale al progetto francescano iniziale per entrambi i sessi. Non si trattò di un piano d'insieme bensì di una serie di iniziative locali che si svilupparono a macchia d'olio. I conventi interessati di fatto non abbandonarono la regola di Urbano IV ma presero misure interne per tornare a una vita più povera e rigorosa. Il movimento ebbe più successo quanto più la funzione pubblica, che l'ideologia riconosceva alle preghiere delle monache e la vigile attenzione dei principi in materia di disciplina ecclesiastica favorirono un ordinato svolgimento della vita monastica, basato su una clausura più attenta, la pratica della vita comune e l'osservanza regolare. Parecchi conventi di Clarisse furono allora riformati o fondati ex novo da alcune pie donne con l'appoggio delle casate o dell'aristocrazia comunale. Tra questi focolai di riforma stava pure il convento di Santa Paola a Mantova fondato da Paola Malatesta, nobildonna mantovana che negli anni attorno al 1418 era entrata in contatto con san Bernardino da Siena. Sarebbe stata un'esplicita richiesta del santo a dare origine al convento di Santa Paola per le clarisse francescane; alla sua fondazione Paola Malatesta provvide nel 1420. Lei stessa vi si ritirò alla morte del marito, Gianfrancesco Gonzaga. Alla sua morte volle esservi sepolta in abito monastico ed è ricordata come beata nel martirologio francescano. È ritratta nel celebre affresco di Andrea Mantegna nella Camera degli Sposi dietro a Barbara Gonzaga.
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