martedì 22 giugno 2021

Marco Vannini, "Henri Le Saux in dialogo con la mistica renano-fiamminga"



(Jules Monchanin e Henri Le Saux, foto tratta dal sito Dialogue interreligieux monastique che ringraziamo)

«Il rapporto tra Le Saux e la mistica cosiddetta renano-fiamminga è ben noto. In particolare è stato oggetto di diversi studi il rapporto tra il benedettino francese e Meister Eckhart - cui qui ci limitiamo, per brevità. Ricordiamo innanzitutto le numerose pagine che al tema dedica Marguerite Marie-Davy nel suo Henri Le Saux - Abhishiktananda. Le passeur entre deux rives. Potremmo poi citare lo studio del benedettino dom André Gozier, Un eveilleur spirituel. Henri Le Saux, che ha un capitolo dal titolo "Le Saux et Eckhart", e anche altri titoli.
Sta di fatto comunque che Le Saux aveva letto Eckhart, per quanto lo permettevano le edizioni delle sue opere allora disponibili, e lo cita più volte. Ci limiteremo qui a toccare solo alcuni punti essenziali della vicinanza tra i due monaci, il domenicano tedesco e il benedettino francese, lontani nel tempo e nello spazio ma assolutamente prossimi spiritualmente.
La ricerca di Le Saux è, come per Eckhart, agostinianamente la ricerca di Dio e dell'anima - anzi secondo il precetto del Dio di Delfi, è ricerca prima dell'anima e poi di Dio: "Conosci te stesso, e poi conoscerai te stesso e Dio". Perciò scrive:

"Il primo compito dell'uomo è rientrare all'interno e incontrare se stesso. Chi non ha incontrato se stesso come potrà incontrare Dio? Non si incontra il sé indipendentemente da Dio. Non si incontra Dio indipendentemente dal sé. Finchè non abbiamo incontrato noi stessi nella nudità interiore - una nudità più sconvolgente ancora della nudità esteriore - viviamo in un mondo fabbricato da noi stessi, immaginato dalla nostra mente. Noi, il mondo e Dio non siamo che sogni che si sognano, e non la realtà. Chi non si è visto nudo, crederà che tutti siano venuti al mondo con le mutande e con un paio di calzini. Il Dio adorato da uno che non ha incontrato se stesso nudo, è un idolo".

La nudità è un'immagine classica nella storia della spiritualità. Nudo equivale a essenziale, privo di sovrastrutture. Per trovare l'essenza bisogna spogliarsi di tutto ciò che è accidentale, sovrammesso: occorre perciò la plotiniana afairesis, il toglier via, il distacco.
Riflettendo sulla caratteristica principale del samnyasin, ovvero del monaco della tradizione indù, Le Saux nota perciò:

"Anche questo è essenziale al monaco indù. Il non io, non mio per essere genuino deve andare così lontano. Sprofondare in me, nel più profondo di me stesso. Dimenticare il mio io, perdermi nell'io dell'Atman divino che è all'origine del mio essere. E, in questo unico e primordiale Io, sentirmi tutti gli esseri. È da qui che hanno origine non-violenza, compassione, eccetera"».

L'articolo è tratto da "Rivista di Ascetica e Mistica" n. 2/2013, contenente gli Atti del Convegno tenuto a Camaldoli dal 22 al 24 ottobre 2010 a cura di Paolo Trianni, Marco Vannini, dal titolo Nella caverna del cuore. L'itinerario mistico di Henri Le Saux in India. Il pdf della rivista si può richiedere a don Andrea Zerbini, biblioteca del CEDOC di Santa Francesca Romana, all'indirizzo mail andzerbini1953@gmail.com

lunedì 14 giugno 2021

Stare al margine, Gabriella Caramore

"Uomini e profeti" non è solo il titolo di una fortunata trasmissione di cultura religiosa trasmessa da Rai Radio 3. È pure il titolo di una collana editoriale di Morcelliana, uscita nella prima decade degli anni 2000. La dirigeva Gabriella Caramore, che tra il 1993 e il 2018 condusse l'omonimo programma radiofonico.

Leggiamo un breve passo da La fatica della luce, edito da Morcelliana nel 2008. Poche parole che aprono il primo capitolo, Il luogo fecondo.

«Ho sempre avuto una particolare predilezione per l'idea del confine. Forse questo accade a tutte le persone che non si trovano perfettamente a proprio agio nel mondo e nel tempo stesso in cui vivono, e auspicano che, sempre, vi possa essere una via di fuga, un altro luogo in cui andare, un altro tempo in cui vivere. Forse accade anche - di amare il confine - a chi non si trova a proprio agio nemmeno in se stesso, e può sempre sognare che, in un altro luogo e in un altro tempo, la sua vita potrebbe subire una accelerazione di senso. Ma il confine non  è solo la figura di una via di fuga per sognatori malinconici. È anche un luogo di sfida, una modalità di conoscenza del mondo, di incremento d'essere. Ed è questo, credo, che mi attira di più nell'idea del confine: la sua mobilità, le innumeravoli variazioni di cui è suscettibile. Mutevole come un orizzonte scrutato da punti prospettici ogni volta diversi, la figura del confine ci chiede di essere assiduamente indagata. Tanto più oggi, che i suoi tratti sembrano insistentemente sfuggirci, sotto l'onda di una geografia in movimento che ridisegna di continuo le mappe delle nazioni, delle immense periferie urbane che inghiottono i centri, e dei grandi meccanismi simbolici di inclusione e esclusione in costante smottamento.
Molteplici sono i suoi profili. Il confine può delimitare uno spazio del chiuso, della protezione e del riparo: una casa, una città, una appartenenza. Ma poiché dentro la sicurezza può accadere di soffocare, e di eccesso di tutela si può addirittura morire, può nascere, allora, il desiderio di guardare al di fuori, di sognare un lontano, di assaporare sconfinamenti, immaginare alterità. È vero che al di fuori del guscio difeso si possono profilare minacce, pericoli, agguati. Ma anche nuove ricchezze, ebbrezze mai prima conosciute, bellezze mai prima fantasticate. E non è questo - questo miscuglio di attrazione e spavento - che ci assale quando osiamo sporgerci su ciò che non conosciamo? Non è dalla pulsione a protendersi fuori di sé che sono nate tutte le scoperte, da quelle geografiche a quelle del sapere, o anche a quelle dell'amore? Dal protendersi fuori, ma anche dal lasciarsi penetrare: perchè ogni confine, per quanto solido e stabile, ha sempre un varco attraverso il quale passare, o attraverso il quale qualcuno o qualcosa ci può raggiungere».

Il libro è presente negli scaffali della Biblioteca del Seminario, è accessibile al prestito alle modalità di regolamento.

Aspettando il Giubileo

In occasione del prossimo anno giubilare 2025 sarà possibile raggiungere il centro della cristianità grazie all'iniziativa messa in ca...