lunedì 24 maggio 2021

Mariano Ballester SJ è salito al Padre


Il 17 maggio u.s. padre Mariano Ballester, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, è tornato alla dimora eterna. Limpida figura di ricercatore spirituale, aveva fondato la scuola di Meditazione Profonda e Autoconoscenza - MPA. Già avevamo estrapolato un breve brano dal suo Per una preghiera continua, lo si può leggere qui.
Lo ricordiamo ora proponendo la celebrazione del rito esequiale, e rimanendo ancora un po' in compagnia delle sue parole:
«Ogni uomo porta Sion dentro di sé, come un richiamo misterioso, come una sponda lontana o un paradiso primordiale, appena visibile. La portano con sè perfino gli atei e gli agnostici, i politici e i commercianti, gli intellettuali e le casalinghe, proprio tutti. La portiamo anche insieme con il nostro caos interno ed esterno, e mentre ci muoviamo frenetici tra i semafori e i rumori di Babilonia, per le nostre città sovraccariche di splendori di plastica e vizi artisticamente presentati, a un tratto sorge in noi il ricordo della nostra Sion, che ci fa sedere e bramare l'altra lontanissima riva».
Verso l'altra riva, ed. Messaggero, Padova 2015

giovedì 20 maggio 2021

Ricordando padre Lafont

 

Lunedì 10 maggio u.s. si è spento Ghislain Lafont, figura spirituale di primissima grandezza, padre benedettino presso l'abbazia di Saint-Marie de la Pierre-qui-vire in Borgogna. Possiamo leggere qui il bel ritratto che gli ha dedicato l'Avvenire, e di seguito una sua riflessione tratta da La Chiesa: il travaglio delle riforme, edito in Italia da San Paolo nel 2012.

Dov'è la Chiesa oggi?
[...] vorrei dire dove credo di vedere delle tracce di ciò che sarà il volto della Chiesa di domani, almeno spero.
Innanzitutto la cura dei poveri che, a partire da Gesù stesso, è il segno della chiesa. Ma occorre precisare. Esiste una tradizione di carità verso i poveri che è coeva alla nascita della Chiesa, e una tradizione più recente, diciamo da san Vincenzo de' Paoli a Madre Teresa, che conduce i cristiani a socccorrere i poveri in tutte le maniere possibili e necessarie - e un simile impegno sarà sempre indispensabile, in particolare per i bambini, gli ammalati e i moribondi. Ma quello che mi sembra un segno della Chiesa di domani è una ricerca e una pratica un po' diverse, che noto forse nella Comunità di Sant'Egidio, nelle fondazioni nate dalla spiritualità di Charles de Foucauld, nelle comunità di base del terzo mondo, nella maniera in cui, in Francia, il Soccorso cattolico vorrebbe affrontare il suo compito: essere in mezzo ai poveri ed aiutarli ad imparare e badare a se stessi, ad organizzarsi, a divenire delle persone e delle comunità umane responsabili. La carità, qui, compenetra la realtà umana. 
[...]
Vedo la Chiesa anche in numerose comunità, vecchie o nuove, nelle quali si vive l'esperienza del Vangelo. L'Italia è ricca a riguardo: alcune hanno superato le frontiere nazionali, come la Comunità di Sant'Egidio o la Comunità monastica di Bose. Altre sono meno note ma non meno vive. Anche in Francia ne abbiamo: il discernimento non è sempre semplice, ma sono felice di veder diffondersi la spiritualità di sant'Ignazio, in particolare nelle giovani coppie. Tutto ciò indica un bisogno di conoscenza e di accompagnamento spirituale, e ci sono dei veri carismi in questa direzione.
La Chiesa è aperta al dialogo. Mi piace quando lo si fa in una certa uguaglianza, come a Basilea o a Graz, e presto a Sibiu, dove le Chiese cercano insieme delle soluzioni evangeliche ed umane alle sfide del nostro tempo: in mancanza di un'unità istituzionale vi è già un'unità pratica. Sono colpito nel vedere come i giovani cristiani siano aperti all'incontro con altre religioni e altri credenti, più spontaneamente degli anziani. Biaogna probabilmente educare un po' tale spontaneità, ma questa c'è ed è una grande benedizione. Papa Giovanni Paolo II ha contribuito non poco a quest'apertura con il famoso incontro di Assisi.
[...]
Tutti questi elementi che ho ricordato sono degli schizzi, dei tratti della Chiesa di domani, poichè caratterizzano quella di oggi. Bisogna riconoscere - ma vedremo immediatamente che è forse una benedizione - che essi sono poveri, fragili, limitati nello spazio, non sempre molto prudenti, spesso contrastati.
Ma non lo è stato anche Gesù?

martedì 18 maggio 2021

Franco Battiato, 23 marzo 1945-18 maggio 2021

«La vita non è qualcosa che ci scivola addosso, ma un mistero stupefacente, che in noi provoca la poesia»

«Quando a una persona manca quella dimensione poetica, diciamo, quando manca la poesia, la sua anima zoppica»

papa Francesco

lunedì 3 maggio 2021

La Strolga di Ferrara e la Medicina del Segno

 

Esce per i tipi di Scaranari editore - Ferrara un delizioso libretto dedicato a La Strolga di Ferrara e la Medicina del Segno. Ne è autrice Daniela Fratti, laurea in Medicina e Chirurgia, Master in Psicopatologia e Scienze forensi, Membro dell'Accademia delle Scienze di Ferrara; scrittrice di cui già abbiamo parlato in questo blog, segnatamente qui e qui.
Come si evince dal titolo, il libro tratta le tradizioni popolari inerenti le guaritrici, figure quasi sempre femminili ben note alla comunità, specie nelle zone rurali dove spesso erano le uniche depositarie della sapienza della cura. Il libro è distribuito da Sognalibro, libreria storica nella Ferrara medievale, luogo carissimo a quanti hanno ancora a cuore il libro stampato.

Leggiamo insieme qualche riga dal volume:
«La Medicina del segno, arte sanitaria antica quanto l'uomo, è diffusamente presente nella tradizione orale del nostro paese. Non esistono documenti scritti di questa disciplina dagli aspetti per molti versi sacerdotali, e l'assenza di testimonianze grafiche è anzi uno dei suoi attributi esclusivi, capace di identificarla con certezza in mezzo a molte altre attività affini: parole e segni che accompagnavano la cura non possono essere trascritti ma vanno mandati tassativamente a memoria. Quasi sempre questa operazione mnemonica si effettua la notte della vigilia di Natale o, in qualche caso, la mattina di Pasqua. Oltre all'obbligo dell'apprendimento mnemonico vi è anche quello di non poter pronunciare ad alta voce le formule che accompagnano il rito, spesso dialettali. Sono rituali che per tradizione non possono essere affidati alla scrittura, pena l'inefficacia della cura: qualcuna mi ha confidato di avere trascritto formule particolarmente complesse su di un foglietto, e di averlo poi nascosto talmente bene da non riuscire più a rintracciarlo, perdendo in tal modo l'opportunità di effettuare alcuni dei riti più difficili. Sebbene si tratti di una delle condizioni chiave per l'applicazione di queste cure, nessuna delle guaritrici da me incontrate ha saputo darmi conto dell'origine di questa proibizione assoluta: tutte concordano nell'affermare che scrivere le parole è come renderle del tutto inefficaci. Questo aspetto rende la Medicina del segno uno degli ultimi patrimoni culturali del nostro paese trasmessi esclusivamente attraverso l'oralità, con l'ulteriore peculiarità che la trasmissione orale di questa conoscenza non è dovuta all'ignoranza della scrittura, come per altri analoghi esempi, ma al rischio di eterno oblio a seguto della pronuncia ad alta voce delle formule oppure della loro trascrizione».

In Umbria, un G7 sui temi dell'inclusione e disabilità

  E' in pieno svolgimento in Umbria l'incontro del G7 sul tema " Disabilità e inclusione ". Per l'Italia parlerà Aless...